martedì, agosto 29, 2006

Scopo della perimetrazione dei boschi

Accanto alla ricognizione e alla descrizione dei boschi che si può trovare su questo blog, sto elaborando la perimetrazione dei boschi stessi (e delle colture agrarie) per avere una mappatura che consenta di fare alcuni ragionamenti sulla definizione di corridoi ecologici e delle zone di maggior tutela e per la definizione del vincolo paesaggistico.

Vincolo Paesaggistico / zone boschive L. 431/1985

La legge n. 431 dell’8 agosto 1985, nota come Legge Galasso, ha introdotto il vincolo paesaggistico su una serie di aree topografiche determinate. Le aree sottoposte a tale disciplina si estendono dalle rive e coste del mare e dei laghi (per un’ampiezza di 300 metri dalla linea di battigia (linea di costa o spiaggia dove si infrangono le onde), comprese le scogliere), ai fiumi, torrenti e corsi d’acqua pubblici e le relative rive (per una fascia di 150 metri ciascuna), alle montagne oltre i 1600 metri per la catena alpina ed oltre i 1200 metri per quella appenninica e le isole, ai territori coperti da boschi e foreste (anche danneggiati da incendi).

In base alla L 431 /1985 (art 1 punto g) sono soggette a vincolo paesaggistico ai sensi della L 1497/1939 i “territori coperti da foreste e da boschi”.

La legge forestale regionale (n.52/1978) definisce al comma 8 dell’art. 14 (modificato da comma 3 art. 6 legge regionale 25 febbraio 2005, n.5) cosa si intende per “bosco” (fonte: http://www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi/1978/78lr0052.html). In particolare:

1. Agli effetti della presente legge si considerano a bosco tutti quei terreni che sono coperti da vegetazione forestale arborea associata o meno a quella arbustiva, di origine naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo.
2. Sono parimenti da considerarsi bosco i castagneti da frutto.
3. I terreni, privi temporaneamente della vegetazione forestale, per cause naturali o per intervento dell’uomo, conservano la classificazione a bosco.
4. Non sono considerate bosco le colture legnose specializzate.
5. Per coltura legnosa specializzata si intende l'impianto di origine artificiale, effettuato anche ai sensi della regolamentazione comunitaria, reversibile a fine ciclo colturale ed eseguito su terreni precedentemente non boscati.
6. Le colture legnose specializzate devono essere gestite secondo le indicazioni fornite dal servizio forestale regionale competente per territorio, fatta eccezione per quelle esistenti su terreno escluso da vincolo idrogeologico.
7. Sono parimenti esclusi i parchi cittadini ed i filari di piante.
8. Non si considerano a bosco i terreni in cui il grado di copertura arborea non supera il trenta per cento della relativa superficie e in cui non vi è in atto rinnovazione forestale e le macchie boscate, realizzate in base al Reg. CE n. 1257/1999 del Consiglio del 17 maggio 1999 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) e che modifica ed abroga taluni regolamenti, ed in base ai relativi regolamenti precedenti.
8 bis. I boschi, come definiti al presente articolo, devono avere estensione non inferiore a 2.000 metri quadrati e larghezza media non inferiore a 20 metri.
8 ter. Sono assimilate a bosco le radure e tutte le altre superfici d'estensione inferiore a 2.000 metri quadrati che interrompono la continuità del bosco.
8 quater. Le disposizioni di cui ai commi 8, 8 bis e 8 ter non si applicano nelle aree naturali protette e nei siti della rete Natura 2000 di cui alla Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, qualora i rispettivi piani di gestione o gli strumenti di pianificazione forestale di cui all’articolo 23, individuino valori parametrici di maggiore tutela.
8 quinquies. La definizione di bosco di cui al presente articolo si applica anche ai fini dell’applicazione dell’articolo 142, comma 1, lettera g), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”.

Nei prossimi giorni pubblicherò la mappa della prima parte dei rilievi, relativa alle zone di Pugnello, Tezze e della Collina. Nelle prossime settimane l'indagine toccherà i boschi di San Bortolo e di San Zeno.

Ippocastano di via Bettega

All'ingresso di via Bettega alle Conche, presso la vecchia scuola elementare c'è un Ippocastano da registrare tra i più grandi di Arzignano. Misura a petto d'uomo 340 cm di circonferenza ed è alto 18,5 metri.
I proprietari hanno saputo difenderlo dagli attacchi di Cameraria ohridella, una piccola farfallina che negli ultimi anni a provocato il disseccamento quasi totale delle verdi chiome dei "castagnari d'india", utilizzando la tecnica del trattamento endoterapico che consiste nell'iniezione al tronco di un prodotto antiparassitario specifico. Sul tronco si vedono infatti ancora i segni delle iniezioni e la chioma è di un bel verde intenso. Lo stesso tipo di trattamento è stato fatto nella primavera del 2005 su tutti gli ippocastani del verde pubblico comunale. Il trattamento ha una buona persistenza e non è necessario ripeterlo tutti gli anni, specialmente se unito all'accurata pulizia del fogliame in autunno, che impedisce alle larve di svernare nelle foglie e di ripresentarsi numerose la primavera successiva.


Segnalo qui la presenza di un altro tipo di gelso, il "Gelso da carta", Broussonetia papyrifera, una specie in origine utilizzata per produrre carta e introdotta in Europa per ornamento e per la bachicoltura. Ad Arzignano sopravvive solo in poche località. In pieno centro ve n'è un filare lungo la roggia di via San Martino e Solferino: si distingue facilmente per il dimorfismo fogliare (presenta infatti foglie di due forme, trilobata e cuoriforme).


Sul tetto di Arzignano


Presso il capitello di via Cavallaro, sulla cima del colle, si trova una croce voluta dagli abitanti delle contrade vicine. Non è ancora il punto più alto di Arzignano ma di qui si gode di una bella visuale sulla pianura sottostante e la posizione è resa ancor più suggestiva dalla particolare natura vulcanica delle rocce affioranti, su cui vive una formazione erbacea ed arbustiva singolare, con prugnolo, muschi e licheni, sedum, rosa canina, nardus,... La varietà floristica ed entomologica di questa area è straordinaria, anche perchè lasciata praticamente incolta, e occorrerebbe studiarla accuratamente per approfondirne la conoscenza. Sul cucuzzolo passa il confine comunale, ben marcato dalla differenza di vegetazione, boschiva sul lato di Chiampo, più aperta sul lato di Arzignano. Una traccia di sentiero collega alcune postazioni di cacciatori. Il bosco nel territorio di Arzignano è ancora una volta robinieto con presenza però anche di Orniello e Carpino (nero stavolta - Ostrya carpinifolia).








Poco più a nord c'è un versante ricoperto da robinia, sambuco, qualche quercia e ricchissimo di acero campestre, con alberi anche piuttosto grandi. Evidentemente deve trattarsi di una zona di passo per la presenza di numerosi bossoli a terra e un bel capanno di caccia sulla cime di un colle, dove tutto ormai è pronto per la prossima stagione venatoria, il prato rasato e il bosco aperto, con posatoi, abbeveratoi, appendini per i richiami.


Contrà Schenato

Il bosco che da contrà Schenato in via Spelaia scende verso via Capitello è un ceduo di robinia, trattato a taglio raso di recente su una buona porzione di bosco. Nella parte alta, vicina alla strada, sussiste invece il ceduo invecchiato con piante discretamente diritte e vigorose di robinia frammista a carpino bianco. L'area è coltivata con cura, con piantagione di ciliegio, di noce e vigneto.


Ciliegio e vite sono coltivati in tutta l'area.



I frutti nella foto sono drupe di corniolo (Cornus mas) giunte quasi a maturazione. L'albero del corniolo è presente quasi in tutta Italia: si tratta di un piccolo alberello che supera raramente i 6 metri.






Nell'area non si segnala la presenza di animali particolari né di alberi di grandi dimensioni, ma sul versante opposto del colle, scendendo verso le Conche si possono trovare begli esemplari di Farnia, misti a Carpino bianco e Robinia, distribuiti a 25 30 metri l'uno dall'altro nella boscaglia. Curiosa la presenza anche del bambù nei pressi del punto dove la strada (Via Cavallaro)è franata rovinosamente in basso. Un signore ha segnalato che anche in questa zona vi era un vecchio accesso alle miniere di carbone, ma non sono riuscito ad individuarlo.



venerdì, agosto 25, 2006

Rovereto di Costalta



Torniamo nel bosco di Costalta, di cui già si è detto qualcosa il 13 luglio scorso. Il bosco di Costalta copre tutto il versante nord della collina di Costalta, tra i "Tre Capitelli" e Pugnello. Copre ininterrottamente una superficie di circa 57 ettari, composta per lo più da robinia, accompagnata da acero campestre, carpino bianco ma per una certa estensione anche da castagno. La parte più importante del bosco è senz'altro un'area di circa 2 ettari, occupata da farnie, che si trova su un'area poco pendente nei pressi della valle che divide in due il bosco, a circa 200 metri di quota.
Martedì ho potuto incontrare il sig. Franchetti del Corpo Forestale dello Stato, il quale ha saputo fornire la segnalazione che il CFS di Arzignano fece al Servizio Forestale Regionale già il 27 giugno 1987.
Nella lettera si legge:

OGGETTO: Comune di Arzignano - Loc. "Costalta" - segnalazione di un bosco ritenuto interessante.

Si ritiene opportuno segnalare a codesto Servizio la presenza, nella località indicata in oggetto, di un bosco meritevole di particolare attenzione.
Trattasi di un bosco misto, trattato irregolarmente, della superficie complessiva di circa 2 ettari. Il 40% della superficie è costituito da ceduo semplice invecchiato, non uniformemente distribuito, composto prevalentemente da castagno e robinia dell'età media di anni 40. Il rimanente 60% è costituito da meravigliose piante di alto fusto di Quercia farnia ben distribuite, dell'età varia dai 30 ai 80 anni, del diametro che va da cm 20 a cm 60, con prevalenza dei diametri di cm 40. L'altezza è di 30 ed oltre metri.
Sotto la farnia è presente un piano intermedio costituito da Carpino bianco, Acero campestre, Ciliegio selvatico ed un piano arbustivo costituito da Nocciolo, Orniello, Sambuco, Biancospino ecc... Lungo il confine a valle, dove scorre il torrente "Orlandi", sono presenti: Ontano nero, Olmo, Salici e Sanguinella.
Nell'insieme si nota un'abbondante rinnovazione, specie di Farnia.
L'esposizione del versante è a Nord Ovest. La pendenza è dolce (10-20%). Il terreno è di origine vulcanica, fresco, umoso, ricco, di medio impasto e abbastanza profondo.
La presenza di così belle farnie è dovuta alla lungimiranza dei padri degli attuali proprietari.
Il bosco in parola è di rara bellezza sia per la varia composizione e sia per la maestosità e rigogliosità della Quercia farnia. Sembrano un relitto delle antiche foreste che dominavano la pianura e le colline del Veneto.
Al fine di migliorare ed espandere il bosco in parola, si renderebbero indispensabili le seguenti operazioni:
1) eliminazione di tutte le piante secche, deperienti e aduggiate;
2) graduale eliminazione del ceduo con precedenza di quello di castagno fortemente parassitato dal cancro corticale;
3) diradare il sottobosco in modo di dare più luce e quindi favorire la diffusione e l'affermazione delle specie pregiate.
Il bosco in parola potrebbe anche costituire una piccola riserva per la diffusione della Farnia nelle zone limitrofe. Inoltre potrebbe essere valutata la possibilità di raccogliere dell'ottimo seme vista la rigogliosità delle piante e la numerosa presenza di rinnovazione.
Qualora codesto Servizio sia interessato alla conservazione e al miglioramento del bosco in parola, si propone che quanto evidenziato ai punti 1 - 2 e 3 sia oggetto di progetto di miglioramento boschi.
Al riguardo si segnalano i nominativi dei proprietari:
[...]

Il bosco è stato in seguito alla richiesta preservato e valorizzato anche grazie alla promozione e all'interessamento del sig. Livinio Baù.


Ecco di seguito riportato come nel volume della Regione Veneto "Biodiversità e indicatori nei tipi forestali del Veneto", curato dal dott. Roberto Del Favaro viene descritta la formazione in oggetto:

Rovereto dei substrati magmatici
p.p. Melampyro vulgati-Quercetum petraeae Puncer et Zupancic 1979
p.p. Carici umbrosae-Quercetum petraeae (Poldini 1982) ex Marincek 1994 - £ 9190; G1.8/P-41.5
(senza altre specificazioni) - # rovereto avanalpico submontano, substrati magmatici, suoli mesici
VARIANTI: dei suoli xerici

LOCALITÀ CARATTERISTICHE: Laghetto del Venda-Teolo; Restena, Costalta-Arzignano
ATTUALE GESTIONE: neo-formazione o di transizione
INDICATORI QUALITATIVI
COMPOSIZIONE ARBOREA ATTUALE
specie principali: Quercus petraea 4, Quercus pubescens 3, Castanea sativa 2
specie secondarie: Carpinus betulus, Fraxinus ornus, Acer pseudoplatanus, Sorbus domestica, Ulmus minor, Acer campestre, Prunus avium
specie accessorie: Fagus sylvatica, Sorbus torminalis, Celtis australis, Juglans regia, Laburnum anagyroides,
Olea europaea, Picea abies, Populus tremula, Prunus mahaleb, Malus sylvestris
COMPOSIZIONE DELLE SPECIE ARBOREE ECOLOGICAMENTE COERENTI
Quercus petraea, Castanea sativa, Carpinus betulus, Fraxinus ornus, Acer pseudoplatanus, Ulmus minor, Acer campestre, Prunus avium
ALTERAZIONI ANTROPICHE: ridotta in piccoli lembi o sostituita dalle colture agrarie; frequenti infiltrazioni di robinia
TENDENZE DINAMICHE NATURALI: attualmente difficilmente prevedibili; probabile aumento della copertura delle querce a scapito del castagno
POSSIBILI INFLUENZE DEGLI INTERVENTI COLTURALI SUL DINAMISMO NATURALE: la ceduazione favorisce le specie ad elevata facoltà pollonifera (castagno, carpino bianco, robinia) riducendo la presenza di rovere
RINNOVAZIONE NATURALE
modalità: facile e diffusa quella agamica; incerta quella gamica delle querce solo localmente capace di affermarsi soprattutto lungo i margini delle formazioni ove non vi sia la presenza della robinia
fattori limitanti l’insediamento: nessuno
fattori limitanti l’affermazione: quella gamica delle querce spesso limitata dall’eccessiva concorrenza o dalla copertura o da agenti patogeni fungini: Microsphaera alphitoides (oidio) e Botrytis sp.
disturbo: disordine gestionale
tolleranza copertura: non oltre un decennio quella di rovere
interventi di agevolazione: nel breve periodo non necessari
STRUTTURA SOMATICA
verticale copertura tessitura
attuale monoplano fine
tendenziale monoplano regol. colma fine
STATO VEGETATIVO
patologie: presenza nel castagno di ceppi ipovirulenti e virulenti di Cryphonectria parasitica
attacchi di insetti: defogliatori (Tortrix viridana, Lymantria dispar, rr. Operophtera brumata)
INTERAZIONI CON LA MACROFAUNA
gestione-fauna
specie negativamente sensibili agli interventi
specie attività periodo
rapaci diurni riproduzione marzo-giugno
uccelli che riproduzione febbraio-giugno
nidificano in cavità
accorgimenti colturali: conservare gli alberi con cavità
eventualmente presenti nonché soggetti con nidi di
rapaci. E’ da auspicare qualunque intervento selvicolturale che favorisca la presenza di soggetti di grandi dimensioni
INDICATORI QUANTITATIVI
INDICATORI BIOMETRICI
neo-formazioni o di transizione
altezza media (m) 16-18 (perticaia)
riferimento colturale selvicoltura di qualità
frequenza inter. intercalari 15-20
percentuale prelievo n.d.
fertilità relativa 7
STANDARD NATURALITÀ DELLA COMPOSIZIONE DELLE SPECIE ARBOREE
differenze composizione: +2 (8)
numero medio specie emerofite: 1,86
BIODIVERSITÀ
unità nel territorio
diffusione: rara
distribuzione: accorpata
contaminazione attiva: bassa
contaminazione passiva: alta
standard di biodiversità gestionale
equilibrio cronologico-strutturale
fustaia a struttura tendenziale monoplana
numero stadi sviluppo ampiezza in anni/superficie
6 15
numerosità specie vegetali
tipo n. sp. copertura n. medio intervallo
V 34 D 38,6 34-43
numerosità specie ornitiche
n. medio intervallo
da mettere in relazione alle caratteristiche della comunità ornitica della zona circostante
PREGI
PREGIO NATURALISTICO
pregio floristico e vegetazionale
indicatore pregio floristico: 1
specie pregiate: Platanthera chlorantha
pregio vegetazionale: alto
pregio faunistico
indicatore specie ad habitat protetto: 8
specie ad habitat protetto: potenzialmente presenti: falco pecchiaiolo, nibbio bruno, poiana, allocco, upupa, torcicollo, picchio verde, picchio rosso maggiore
PREGIO CROMATICO
indicatore pregio cromatico: 5,43
specie con pregio cromatico: Acer campestre, Acer pseudoplatanus, Berberis vulgaris, Castanea sativa, Celtis australis, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Crataegus oxyacantha, Fagus sylvatica, Fraxinus ornus, Laburnum anagyroides, Prunus avium, Prunus mahaleb, Prunus spinosa, Robinia pseudacacia, Sorbus domestica, Viburnum opulus
SUSCETTIVITÀ ALLE CALAMITÀ NATURALI
INCENDI
potenziale pirologico: 28/medio alto
modelli di combustibile: 7


Il bosco di Costalta si candida perciò ad essere il gioiello del patrimonio boschivo del comune di Arzignano e rappresenta il polmone verde di maggiori dimensioni del Comune.



Rovereto dei substrati magmatici

giovedì, agosto 24, 2006

Valbruna


Anche via Valbruna alle Tezze ha il suo boschetto. Si tratta di un piccolo appezzamento di poco più di 2000 metri quadrati, coperto da un fitto boschetto di aceri campestri.
E' evidente che si trattava originariamente di un campo coltivato abbandonato poi a se stesso. Il vicino filare di aceri campestri lungo la strada ha disseminato abbondantemente e il bosco è cresciuto rigoglioso formando un boschetto denso monospecifico.
A terra un tappeto uniforme di edera. Siamo in zona con vincolo archeologico per il ritrovamento di reperti durante la costruzione di alcune case vicine. Il boschetto è l'unico bosco presente in territorio comunale sulla sinistra orografica del Guà.



martedì, agosto 22, 2006

Alberi per la memoria

Capita talvolta di incontrare nei cortili delle contrade o davanti a case isolate alcuni alberi di ragguardevoli dimensioni, lasciati lì dai proprietari quasi a ricordare tanti momenti della vita. Sono alberi "per la memoria", belli nella loro funzione paesaggistica, ma anche utili per insegnare a figli e nipoti le specie importanti del nostro territorio.


Gelso nero

E' il caso per esempio di un vecchio Morus nigra (il gelso) a Restena e di un grande Celtis australis (il bagolaro) in via Calpeda, con ben 355 cm di circonferenza e 18 metri di altezza. Anche qui, in via Calpeda non mancano il capriolo, il tasso, i ricci, i fagiani e l'airone cinerino.


Bagolaro di via Calpeda
Bagolaro

Dal colle di Restena si può ammirare la campagna tra il torrente Restena e l'Agno: una bella piana con i filari di gelso, di salice e acero a delimitare i campi. Scorci di paesaggio sullo sfondo delle verdi colline. Lembi di natura e cultura da conservare come un tesoro prezioso.

la piana di Restena

Boschi a Nord di Restena

Sulla collina a nord di Restena il paesaggio è molto vario e piacevole, arricchito dalla presenza di prati arborati, vigneti, prati, seminativi, impianti di arboricoltura, il tutto mescolato e frammentato in habitat molto diversi fra loro ma molto vicini l'un l'altro.



piantagione di noce Anzitutto colpiscono le piantagioni di noce, albero pregiato per il frutto e per il legno. Sul versante la loro estensione è consistente.
vigneti
Topinambur

Al bordo dei vigneti si può trovare il Topinambur (Helianthus tuberosus), una pianta che ha molti usi per l'alimentazione e in erboristeria.


bosco incolto

Su un tratto di bosco abbandonato si è sviluppata una grande vite inselvatichita che ricopre con i suoi tralci rovi, robinie e sambuchi.

paesaggio vario a nord di Restena

Nella parte alta della collina il paesaggio è assai vario con il bosco che cede presto il passo al prato e ai seminativi. Il bosco stesso è interessante, composto per lo più da ceduo di robinia ma in alcuni punti vi sono anche dei grossi esemplari di farnia e di bagolaro (in particolare se ne nota uno a bordo bosco di 260 cm di circonferenza). Le querce godono di buona salute ed è presente anche rinnovazione, talora frammista a carpino. Le querce in particolare sembrano essere state lasciate volutamente alungo il confine nord del bosco, a intervalli regolari di 25-30 metri, probabilmente con funzione di portaseme per garantire la rinnovazione del bosco. I bagolari sono distribuiti e sparsi in tutto il versante, frammisti alla robinia, al gelso bianco e nero, all'acero campestre, l'orniello e l'olmo. A fine agosto si nota la rossa fitolacca e la gialla fioritura del verbasco. E' certa la presenza nell'area della volpe, del tasso e occasionalmente del capriolo.


anche le querce raggiungono grandi dimensioni
il grande Celtis australis
rinnovazione di farnia

Monte di Pena

Monte di Pena visto da sud
E' davvero curiosa la forma di questo monticello, un perfetto tronco di cono sulla piana a nord di Castello e a sud di Restena. Nel suo punto massimo raggiunge l'altezza di 168 m slm, circa 45 metri più in alto della piana circostante. Una piccola porzione è occupata da un vigneto ma la gran parte del bosco è formata da Robinia pseudoacacia ormai a fustaia mista con Carpinus betulus (Carpino bianco) anch'esso ormai avviato a fustaia. La presenza del carpino bianco è un caso praticamente unico finora nel territorio comunale e rappresenta un caso curioso, sintomo comunque di una certa freschezza del terreno. Il piano dominato è formato da acero campestre e nocciolo. In basso, dove il bosco si espande anche a nord della strada sulla piana dove scorre un ruscelletto, l'ambiente umido ha favorito l'insediamento di salici, ontano nero e pioppo. Nei campi vicino è stato fatto un tentativo di messa a dimora di ulivi ma il risultato è stato molto scarso e i campi appaiono ora abbandonati con solo qualche giovane ulivo superstite.
Nel bosco di monte di Pena trovano un ambiente adatto le salamandre favorite certamente anche dalla presenza abbondante di acqua.

fustaia di robinia
versante nord di Monte di Pena
robinia e carpino bianco

venerdì, agosto 18, 2006

Il bosco dei bagolari

il bosco dei Celtis
Nei pressi di villa Salviati, lungo la strada che porta a San Benedetto di Trissino, arrampicato sul monte si trova un bosco costituito per lo più da olmo campestre, rovo, robinia, sambuco nella parte bassa ma salendo un po' troviamo l'acero campestre, il gelso, il prugnolo, il corniolo, il nocciolo e i bagolari (Celtis australis). Colpisce come anche su questo versante gli alberi più alti sembrano essere stati "bruciati" e giacciono rinsecchiti in piedi. Oltre i quattro metri d'altezza sono completamente defogliati: ne soffre specialmente la robinia. Il terreno qui è comunque molto superficiale e la sofferenza potrebbe essere di natura fisiologica.
In questi boschi e nei campi vicini scorrazza libera la volpe e passando di notte non è raro incrociarne lo sguardo. Sopra al bosco si trova contrà Ziggiotti, ricca di prati arborati misti a vigneti con buona presenza di noce e più di qualche bell'esemplare di farnia, ciliegi, siepi miste di bosso e lauroceraso, filari di gelsi, ontano, sambuco e bagolaro. Il bosco nella parte alta è ricco di rinnovazione di farnia con una distesa di semenzali e alcuni esemplari anche di grandi dimensioni di Quercus robur e di Celtis australis (taluno anche di 155 cm di circonferenza) e più in alto una farnia isolata nel prato di 238 cm di circonferenza. Il sottobosco è ricco di edera e pungitopo, nocciolo, sambuco, corniolo, acero campestre, rovo e fitolacca. Molto suggestivo è il lato nord del bsco, delimitato da un filare di gelsi che si apre verso valle sul vigneto ed un panorama davvero inatteso.


bosco sofferente
panorama verso monte di Pena e Castello
vigneti

Anche l'apicoltura trova qui un ambiente adatto.

apicoltura