domenica, gennaio 21, 2007

Val del Ceredo



Risalendo oltre la cascata lungo la valle del Ceredo, che sale verso Pugnello, si trovano altre sorprese. La valletta è stretta e selvaggia, e sale con piccoli salti tra scivoli di roccia e zig-zag tra rami e fusti caduti, pezzi di nylon ed altri rifiuti abbandonati, qualche briglia in muratura e una distesa continua di "sassi mori", la tipica roccia vulcanica delle nostre colline. E' scoscesa sui versanti e proprio grazie a questo vi sono cresciuti rigogliosi alberi, in prevalenza Farnie, Aceri, Carpini bianchi. Un bell'esempio di querco carpineto, con esemplari anche di grandi dimensioni.



Sulla destra orografica vi sono oltre il bosco prati abbandonati e un'ampia zona con acqua affiorante, a segnalare che i terreni sono qui impermeabili e il deflusso delle acque è difficoltoso. Gli equiseti (coda di cavallo - Equisetum arvense) crescono rigogliosi proprio sui terreni saturi d'acqua. La stagione continua ad essere mite e trovo su un ceppo alcuni cespi di "funghi dell'olmo"(Flammulina velutipes), una specie che si trova anche d'inverno per la sua capacità di resistere al freddo.




I noccioli (Corilus avellana) sono già in fiore e i loro amenti maschili si indorano di giallo.
Si trova quassù proprio una formazione di noccioli (il corileto) proprio tra il bosco della valletta e i prati incolti di sopra. Il nocciolo infatti è una pianta cosiddetta "pioniera" che va a colonizzare i prati abbandonati, preparando il terreno ad accogliere specie più longeve, come la quercia e il carpino. Il corileto però in talune situazioni si può perpetuare a lungo, riuscendo a coprire tutto il terreno e non lasciando spazio ad altre specie. Con le sue "noccioline" rappresenta una nicchia trofica per numerosi animali, scoiattoli, arvicole, nocciolaie, tassi...




La foschia e i freddi colori invernali esaltano le forme stilizzate degli alberi, così il naturalista si diverte a fare qualche foto, apprezzando la bellezza di ciliegi e noci isolati, come i due esemplari delle seguenti foto, che rendono il paesaggio di Pugnello assai piacevole per le lunghe e salutari passeggiate degli arzignanesi. Peccato che in questa giornata l'aria non fosse proprio delle migliori. Dalla piazza fin su nelle colline infatti oggi il tanfo delle concerie ha impestato ogni luogo.
La natura resiste e compensa fin che può, finchè non è troppo tardi per correggere il tiro.
Le avvisaglie di un disastro annunciato purtroppo già ci sono, con fioriture dei peschi in gennaio e trombe d'aria in arrivo dal nord. Forse la tutela del nostro piccolo ambiente, preservare un ciliegio o un noce isolati, non saranno sufficienti, ma il mare è fatto di tante gocce e a noi facciamo la nostra piccola parte.



mercoledì, gennaio 17, 2007

La cascata segreta di Pugnello

Andare per boschi d'inverno ha il suo fascino. E' il trionfo dei muschi. In particolare il clima mite di questi mesi ha favorito lo sviluppo dei muschi che sono in piena fase vegetativa e brillano quasi di un verde lucente, ammorbidendo massi, masiere, fusti e rami d'albero.

Occorre particolare attenzione, perchè il terreno è particolarmente viscido e scivoloso per la presenza di foglie bagnate e alghe sulle rocce. Tutti i rami sono spogli e la forma dei tronchi e del terreno appare chiaramente visibile. Le valli sono al solito impervie ma forse più percorribili perchè libere dai rovi e dalle foglie. Risalendo lungo la valle del Ceredo, che sale verso Pugnello sulla destra orografica dei "bojoni di Restena", si trova una freschissima valletta, forse la più profonda ed umida di Arzignano, ricca di felci, muschi, ciclamini, qualche giunco d'estate e gustosi chiodini d'autunno (Armillaria mellea).

Nella foto un bell'esemplare di "lingua di cervo" (Phyllitis scolopendrium) una felce che ama le rocce dei boschi e le zone particolarmente umide.


Risalendo con attenzione lungo la valletta ci si ritrova di fronte una piccola cascata alta circa 10 metri, nascosta sui tre lati da una fitta boscaglia incolta e verso valle protetta da una briglia in calcestruzzo che la rende praticamente inaccessibile. La briglia è stata costruita nel 1988 dai servizi forestali regionali e da allora non è più possibile avvicinarsi facilmente alla cascata.


Pur essendo vicina alla strada che sale a Pugnello, non è visibile nella maggior parte dell'anno perchè sommersa nel verde. D'inverno si rende visibile ma bisogna avvicinarsi molto e cercarla sotto la strada vicino al ponticello. Si può ritenere che il boschetto al piede del salto, chiuso tra la cascata e la briglia e tra i fianchi scoscesi della valle sia uno o forse l'unico boschetto "segreto" di Arzignano, inaccessibile all'uomo, dimenticato nella sua selvaggia freschezza.