mercoledì, marzo 07, 2007

Lo spino di Giuda di Riotorto, la grotta smarrita di S.Zeno, gli stropari e le viti




Lungo la strada che da "Castagna" a Riotorto sale verso le Conche, si incontra al primo tornante un capitello, protetto da uno "Spino di Giuda" di straordinarie dimensioni per la specie. Si tratta di una Gleditsia triacanthos, pianta importata dall'america verso la fine del Settecento, a fare da ornamento a parchi e giardini. E' una pianta spinosa, con foglioline oblunghe e numerose, di colore verde chiaro e gialle in autunno. Passandoci accanto in auto sfugge allo sguardo, essendo in una posizione defilata ma se ci si ferma a guardare si resta stupiti dalla maestosità e dalla forma particolare della specie.



A San Zeno, scendendo da via Del Ballo lungo via delle Fontane, si incontra sulla sinistra un boschetto, lungo il pendio della collina. Il bosco lascia affiorare, sempre più numerosi man mano che si scende, macigni e piccoli salti di roccia calcarea, che si concludono in un piccolo dirupo, con un salto di quattro-cinque metri verso la vicina valletta. I bambini si divertono tra queste rocce a costruire castelli e nascondigli, con rami e frasche raccolti nel bosco. Da ragazzo con gli amici siamo andati a scoprire tra le rocce la presenza di una piccola grotta, che ci risulta essere l'unica grotta naturale di Arzignano: l'ingresso era allora un piccolo passaggio dove si poteva entrare solo strisciando e procedendo carponi con caschetto e lampada al carburo si poteva avanzare per una quindicina di metri, perchè la grotta si chiudeva progressivamente sempre più, andando a finire in una stretta fessura impercorribile. Ieri sono tornato sul luogo, cercando la grotta che credo corrisponda alla "Grotta della Volpe" menzionata da Fernando Zampiva nel suo libro "Valle sconosciuta - Guida alla Natura della Valle del Chiampo". Zampiva tuttavia colloca la grotta a metà strada tra S.Zeno e la Calvarina, vicino a Contrà Marana in un'area in realtà priva di affioramenti calcarei: credo che l'errore si possa spiegare con la presenza nelle vecchie "tavolette" geografiche militari di una "Cà Marana" proprio nei pressi del boschetto che descrivevo prima. In ogni caso non sono riuscito a ritrovare l'ingresso, certo comunque della sua esistenza.
Dov'è finita la grotta smarrita?




Durante l'inverno si riordinano le viti, potando e legando i tralci. Il colore grigio dei boschi lascia brillare il giallo rossiccio dei rami degli stroppari (Salix viminalis), tanto utili per farne legacci da usare nei vigneti. E' un residuo di paesaggio agrario che sopravvive alla modernità, speriamo ancora per molto.